venerdì 2 marzo 2018
Avete mai sentito il detto “avere gli occhi più grandi della bocca“? Questa frase viene usata verso coloro che sostengono di avere molto appetito e poi avanzano ciò che hanno nel piatto.
Questo è un esempio, tratto dalla tradizione popolare, della leggerezza con il quale spesso affrontiamo il problema dello spreco del cibo.
Dal 1974 ad oggi si stima che lo spreco alimentare nel mondo sia aumentato del 50% ma solo di recente, alcune agenzie ed organizzazioni internazionali hanno iniziato ad interessarsene in modo ufficiale ed a fornire i dati.
E’ sconvolgente pensare che oggi, nel mondo, più di 1/3 del cibo prodotto finisce in discarica, che tradotto in quantità, significa 1,3 miliardi (non è un errore, ho scritto proprio Miliardi) di tonnellate di cibo.
Secondo la FAO, lo spreco di cibo nel mondo raggiunge i 280-300 chili/pro capite all’anno. Per non parlare poi del Sud del pianeta, dove lo sperpero degli alimenti avviene anche per mancanza di infrastrutture adeguate, di strumenti per la conservazione e di trasporto in tempi utili.
Pensate che il solo cibo buttato in Europa sfamerebbe circa 200 milioni di persone.
Ma quali sono le azioni da pianificare per combattere questo fenomeno?
Le “best practices” si possono applicare a due campi ben precisi: lo spreco di cibo e la spesa consapevole
Lo spreco di cibo interessa tutti gli alimenti. La cucina del recupero, di cui tanto si parla in questi ultimi anni (come ad esempio sul sito NonSprecare.it), potrebbe essere una valida alternativa.
Ricordate ciò che facevano le nostre nonne? Loro non buttavano nulla ma cercavano di capire come riutilizzare gli avanzi o quelle parti di verdura (in modo particolare) che potevano essere “riciclate” per fare nuove ricette o per creare piatti prelibati. Nella maggior parte dei casi, questo sapere non è stato tramandato, ma sicuramente il web può aiutarci a trovare anche queste informazioni.
Per esempio, una volta mi sono avventurata a cercare ricette con il pane raffermo e ho trovato una miriade di idee, dai dolci alla classica zuppa di pomodoro, tanto semplice e tanto gustosa.
Anche la pratica molto americana della doggy bag è finalmente approdata anche in Italia. Ora non ci si vergogna più a portarsi a casa quello che abbiamo ordinato in abbondanza al ristorante.
La spesa consapevole è basata invece sul senso della prevenzione.
Si potrebbe evitare di comprare quello che non serve, in quanto spesso siamo ingannati da promozioni o semplicemente perché non ricordiamo bene che cosa è finito e che cosa invece c’è ancora nella nostra dispensa. A questo proposito viene anche da chiedersi se convenga davvero fare scorta, specie quando la scadenza è così vicina?
Basterebbe osservare delle semplici regole come quella di verificare le date di scadenza dei prodotti alimentari che abbiamo in casa e dare la precedenza al loro consumo rispetto ad altri oppure fare un elenco di quello che ci serve ed attenersi scrupolosamente a questo elenco aiuta a non riempire la dispensa di cibo che spesso non abbiamo proprio il tempo di consumare.
Come si comporta l’Italia nella lotta allo spreco alimentare? Devo dire che se la cava abbastanza bene.
Il nostro “belpaese” occupa una posizione molto virtuosa (9° posto su 25) grazie anche alla “Legge contro gli sprechi alimentari” (Legge 19 agosto 2016, n. 166 “Disposizioni concernenti la donazione e la distribuzione di prodotti alimentari e farmaceutici a fini di solidarietà sociale e per la limitazione degli sprechi”). Questa normativa stabilisce semplificazioni burocratiche e benefici fiscali in caso cessione a titolo gratuito agli indigenti. Infatti, secondo un articolo di Francesco Pagliari e Fernando Pepe, pubblicato su “Il Sole 24 Ore”:
“È data facoltà ai Comuni di applicare una riduzione sulla TARI (tariffa sui rifiuti) proporzionata alla quantità dei beni e prodotti ritirati dalla vendita ed oggetto della donazione.”
Inoltre, un’altra iniziativa tutta italiana è la Giornata Nazionale contro lo spreco alimentare organizzata dal Ministero dell’Ambiente, che dal 2013, ogni 5 Febbraio punta ad informare le persone su come ridurre gli sprechi alimentari attraverso la prevenzione ed il recupero del cibo in eccedenza.
Ma i buoni esempi tutti italiani non finiscono qui. Come riportato in questo articolo di Repubblica, sono infatti numerosi i comuni che applicano concretamente la legge contro gli sprechi alimentari.
Empoli, Varese, Potenza, Ancona, Grugliasco, sono solo alcune delle città che hanno messo in piedi degli interessanti esperimenti che vanno dalla riduzione della tariffa per i rifiuti, all’educazione alimentare delle nuove generazioni fino ad arrivare alle idee più fantasiose, come quella del “Pane in attesa” che permette di offrire il pane acquistato in eccedenza e l’adozione della Doggy Bag per raccogliere gli avanzi, che all’estero va fortissimo.
L’Italia, come abbiamo visto, è a buon punto. Ma come ha sottolineato la deputata Maria Chiara Gadda, che si è spesa in prima persona per questa legge, ora ci si trova nella fase più difficile, ovvero quella di diffondere e dare visibilità alla lotta agli sprechi alimentari. Solo così si può agevolare lo spirito di emulazione.
Lo spreco alimentare non si ferma purtroppo solo al cibo. Per arrivare nelle nostre case, tutti gli alimenti destinati alla nostra nutrizione, hanno visto coinvolte numerose risorse naturali con un impatto ambientale altrettanto importante.
Insieme al cibo sprecato vengono gettate via risorse come acqua, fertilizzanti, suolo e fonti energetiche di ogni tipo. Gran parte del fabbisogno idrico mondiale è legato proprio alla produzione di cibo e lo spreco alimentare è sinonimo di spreco d’acqua.
Twittalo – Lo spreco alimentare è sinonimo di spreco d’acqua
Secondo una ricerca dell’Università di Napoli, ripresa dall’articolo di IdeeGreen.it, lo spreco alimentare in Italia ha “prosciugato” 1.226 milioni di metri cubi d’acqua per la produzione del cibo che è poi stato gettato via senza essere consumato. Uno sperpero incredibile se si pensa che la stessa quantità di acqua avrebbe potuto soddisfare il fabbisogno annuo di 19 milioni di italiani.
Di questi 1.226 milioni di metri cubi d’acqua, 706 milioni di metri cubi sono stati sprecati dai consumatori (in modo indiretto, sempre mediante gli sprechi alimentari), mentre i restanti 520 milioni di metri cubi sono stati “buttati” lungo la filiera produttiva, prima ancora di arrivare nelle case dei consumatori.
Attualmente, la scarsità d’acqua è il problema più grave che abbiamo e non basta, per esempio, ridurre il tempo che passiamo sotto la doccia.
Se vuoi approfondire il tema dello spreco dell’acqua e della carenza delle risorse idriche, leggi il mio ultimo articolo: Risorse Idriche: siamo con “l’acqua alla gola”?
Dobbiamo coinvolgere sempre di più le persone perché è necessario parlare apertamente di questo problema. Tutti noi abbiamo il dovere di lavorare attivamente per salvare la Terra sulla quale viviamo.
Immagino che anche voi abbiate spesso pensato a mettere in atto soluzioni contro lo spreco del cibo in casa come altrove.
Qual è secondo voi una pratica anti-spreco facilmente realizzabile e altamente efficace? Raccontatemi qualche vostro consiglio, attraverso i commenti qui sotto o scrivendomi a web@miltek.com
Gli sprechi alimentari: abbiamo gli occhi più grandi della bocca?
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